Giunge alla dodicesima edizione Il Digital News Report del Reuters Institute for the Study of Journalism che, come ogni anno, offre un’analisi approfondita dello stato dell’informazione nel mondo digitale.
Basato su un’indagine online condotta su 93.000 individui provenienti da 46 Paesi, il rapporto rivela interessanti tendenze riguardanti la fiducia nelle notizie, i cambiamenti nei consumi e il ruolo dei social media come fonte d’informazione.
La fiducia dei lettori e gli investimenti economici
Secondo il Report, la fiducia nelle notizie digitali è in calo, con solo il 40% delle persone che dichiara di avere fiducia nelle informazioni ricevute, rispetto al 42% dell’anno precedente. Questo dato indica una diminuzione significativa dell’affidabilità delle fonti di notizie online.
È emerso dall’indagine, che i lettori stanno cambiando le proprie abitudini per il reperimento di informazioni e notizie a causa di fattori di rilevanza globale come l’aumento del costo della vita, la guerra in Europa ed il cambiamento climatico. Infatti, è stato stimato che solo il 17% degli iscritti alle notizie online è disposto a pagare per accedere alle informazioni, mentre il 39% ha cancellato o rinegoziato le proprie sottoscrizioni.
È significativa la differenza tra i paesi in termini di pagamento per abbonamenti a siti d’informazione, i paesi del nord Europa come la Norvegia registra la percentuale più alta di utenti disposti a pagare (39%), seguita dalla Svezia (33%), mentre Stati Uniti, Germania, Francia, Regno Unito e Italia si collocano a un livello molto inferiore, con percentuali che variano dall’11% al 21%.
Un ulteriore punto che il report mette in evidenza è l’incertezza diffusa tra gli utenti nel riconoscere le “fake news”. Il 56% degli intervistati, infatti, dichiara di essere preoccupato perché non riesce a distinguere tra fonti di informazione affidabili e fonti di disinformazione.
Questi dati analizzati dalla ricerca sottolineano la necessità di un’azione tempestiva da parte delle aziende editoriali sia per riconquistare la fiducia dei lettori, sia per le sfide economiche che devono affrontare nel monetizzare i propri contenuti garantendo un flusso costante di entrate e il bisogno di introdurre nuovi strumenti per contrastare la diffusione della disinformazione.
Ulteriori indicazioni fanno emergere un aumento del disinteresse per le notizie, in particolare tra i giovani. Tale tendenza, è stata rilevata in Paesi come Spagna, Regno Unito e Francia, con cali significativi di interesse rispetto agli anni precedenti, principalmente a causa della ripetitività o dell’eccessiva carica emotiva delle stesse notizie.
La fruizione di notizie sui social media
Social media e podcast sono tra i principali mezzi di diffusione, con una significativa differenza tra le fasce di età: i giovani sono più inclini a utilizzare i social media come fonte di informazione, mentre le persone oltre i 35 anni tendono ad utilizzare gli strumenti tradizionali e a mantenere inalterate nel tempo le proprie modalità di fruizione.
I giornalisti che spesso conducono conversazioni sulle notizie su Twitter e Facebook faticano ad attirare l’attenzione su piattaforme più recenti come Instagram, Snapchat e TikTok, dove personalità, influencer e persone comuni sono spesso più importanti ed hanno maggior rilievo.
Nel report però viene evidenziaato che Facebook sta perdendo progressivamente rilevanza come fonte di informazioni e come principale veicolo di traffico verso i siti web: solo il 28% delle persone intervistate afferma di aver ottenuto accesso alle notizie tramite questa piattaforma, rispetto al 42% nel 2016.
TikTok invece sta guadagnando terreno tra i giovani ed è il social network con la crescita più rapida: viene utilizzato dal 44% dei giovani tra i 18 e i 24 anni in generale, mentre il 20% lo utilizza per informarsi. L’ascesa del social cinese dipende dell’importanza che i contenuti video stanno assumendo sempre di più nella diffusione delle informazioni.
Nonostante il consumo di contenuti in formato video sia in aumento, il report sottolinea che leggere le notizie, piuttosto che guardarle o ascoltarle, risulta essere ancora la modalità preferita dalle persone per la velocità e il controllo nell’accesso alle informazioni.
A livello globale, la fiducia nei mezzi di informazione sta diminuendo e l’utilizzo degli algoritmi per selezionare le notizie solleva grosse preoccupazioni.
Lo scetticismo verso gli algoritmi
L’utilizzo degli algoritmi per la selezione delle notizie risulta essere uno dei punti salienti riscontrati dal Digital News Report, in quanto la sequenza dei contenuti personalizzati di TikTok ha focalizzato nuovamente l’attenzione sul modo in cui tali algoritmi possono influenzare le nostre scelte multimediali.
Tuttavia, questa personalizzazione della lettura operata dalle macchine genera un’insoddisfazione sulla selezione dei contenuti e infatti in tutti i paesi solo il 19% concorda che avere contenuti selezionati automaticamente sulla base di ciò che hanno consumato in passato sia un buon modo per ottenere notizie, con il 42% in disaccordo.
I giornalisti paradossalmente hanno una visione migliore della selezione automatica basata sui consumi passati, ma solo tre su dieci (30%) sono concordi sul fatto che sia un buon modo per ottenere notizie.
L’apparente scetticismo che circonda la selezione algoritmica però potrebbe offrire un certo grado di conforto, poiché suggerisce che le persone interpretano ciò che vedono sulle piattaforme con cautela.
L’insoddisfazione peraltro riguarda anche la selezione operata dai giornalisti e, sulla base delle risposte analizzate dai campioni si riscontra per questa un certo scetticismo. In alcuni paesi, infatti, è emersa la prospettiva che la valutazione automatica del comportamento passato dei soggetti porti a risultati migliori rispetto al giudizio ponderato di editori e giornalisti.
Ciò suggerisce che gli editori dovrebbero impegnarsi per far comprendere al pubblico il valore che aggiungono come esperti nella selezione delle notizie
È evidente che, sia la selezione algoritmica delle notizie che quella editoriale, sono ancora lontane dal poter essere considerati modelli completi, ma proprio in un’era in cui le informazioni sono abbondanti e complesse, la selezione delle notizie è fondamentale per mantenere un dibattito acceso e una società ben informata.
Le prospettive in Italia
Il Digital News Report presenta un’analisi dettagliata anche dei singoli stati, la parte dedicata all’Italia è stata curata dal Dott. Alessio Cornia, il quale ha analizzato Il sistema dei media italiani e la reltiva crisi dell’editoria.
Si evidenzia che a causa dell’impatto della rivoluzione digitale gli editori stanno cercando di adeguarsi al cambiamento acquisendo società digitali per raggiungere un pubblico giovane. La Sfida principale rimane la monetizzazione delle notizie online, poiché i ricavi pubblicitari online non riescono ancora a compensare la perdita di quelli tradizionali.
È emersa la necessità per i principali gruppi editoriali italiani di ristrutturare le loro redazioni, trasferendo alcune testate giornalistiche a editori più piccoli.
Ad esempio, il Gruppo Mondadori ha ceduto il suo principale quotidiano, Il Giornale, al gruppo Angelucci, mentre il Gruppo GEDI ha ceduto la rivista L’Espresso e alcuni quotidiani locali.
Queste mosse riflettono un nuovo focus strategico diretto al pubblico giovane e l’interesse a distribuire i contenuti sulle piattaforme social.
Alcuni siti web e testate giornalistiche italiane hanno una forte presenza online e sono particolarmente popolari tra il pubblico giovane, ad esempio, il sito Fanpage e Il Post raggiungono una percentuale significativa di pubblico giovane
Nel settore della pubblicità online, resta il predominio di piattaforme come Google e Facebook/Meta. Ciò comporta una preoccupante riduzione dei ricavi pubblicitari per gli editori e una necessità di trovare nuovi modelli di finanziamento per le attività digitali. Buona parte degli editori italiani hanno introdotto sottoscrizioni a pagamento per aumentare i ricavi dei loro siti e cercare di bilanciare la diminuzione delle entrate pubblicitarie.
Per quando riguarda la fiducia per le diverse testate giornalistiche dal report emergono i seguenti dati:
l’Agenzia Ansa è stata considerata quella più affidabile, ottenendo il 78% di fiducia e solo il 7% di non affidabilità, al secondo posto si colloca Sky TG24, con il 71% di intervistati che la ritengono affidabile e solo il 9% che la considera inaffidabile, al terzo posto si trova il Sole 24 Ore, con il 69% di fiducia e il 10% di non affidabilità.
È interessante notare che la fiducia complessiva nel pubblico verso le testate giornalistiche è cresciuta rispetto all’anno precedente. Nel 2022, l’Agenzia Ansa aveva ricevuto il 73% di fiducia, mentre Sky TG24 e il Sole 24 Ore avevano ottenuto rispettivamente il 65%. Questi numeri evidenziano una tendenza positiva nella percezione di affidabilità dei brand.
Nella classifica, al quarto posto si trova il Corriere della Sera, seguito da Tg La7, giornali locali e regionali, Rainews, La Repubblica, La Stampa, il Fatto Quotidiano, Mediaset News, Porta a Porta, il Giornale e agli ultimi posti Fanpage e Libero.
La “reach” complessiva delle testate sia offline che online resta stabile rispetto all’anno precedente. I siti con la reach più ampia includono quelli dei broadcaster televisivi come TgCom e Sky TG24, la Rai, l’Ansa e i principali quotidiani nazionali. Nel 2023, Fanpage ha guadagnato la seconda posizione in questa categoria, mentre TgCom si è posizionato al primo posto.
Il rapporto evidenzia come, da quando il Reuters ha avviato il tracciamento delle fonti di informazione, i social abbiano costantemente sostituito i siti Web di notizie come fonte primaria per il pubblico più giovane in generale, con il 39% dei nativi sociali (18-24 anni) in 12 mercati che ora utilizzano i social media come loro principale fonte di notizie.
Inoltre, sempre per i nativi digitali vi è un forte spostamento da Facebook verso le piattaforme “visive” come Instagram, TikTok e Youtube, dove l’uso di TikTok per le notizie è quintuplicato tra i 18 e i 24 anni in tutti i mercati in soli tre anni, dal 3% nel 2020 al 15% nel 2022.
Conclusioni
In sintesi, Il Digital News Report mette in evidenza una serie di sfide significative per l’editoria digitale. La fiducia ridotta, i cambiamenti nelle abitudini dei lettori e l’incertezza nella distinzione tra notizie reali e false richiedono una riflessione approfondita da parte delle aziende editoriali per adattarsi a questa nuova realtà. È necessario rafforzare la fiducia del pubblico, offrire contenuti di qualità e promuovere l’alfabetizzazione mediatica per garantire un futuro sostenibile per l’editoria digitale.
Il Digital News Report in 2 minuti
Laurenda in culture digitali e della comunicazione, interessata alla cultura digitale e alle nuove prospettive e paradigmi che essa propone, collabora con Media Studies, in relazione alle sue competenze, nell’analisi e scrittura di testi, ricerche ed organizzazione di eventi riguardanti AI e giornalismo.
Nell’agenzia di comunicazione Interskills si occupa di analisi dei fabbisogni, Web design, content creation, UX e SEO.